30 gennaio 2014

Maglie storiche - Lazio 1999

Con un'insolita maglia giallonera, la Lazio si aggiudica contro il Mallorca di Cuper l'ultima edizione della Coppa delle Coppe, prima della sua scomparsa in favore dell'Europa League

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La frase del giorno - 30 Gennaio 2014

"Lotito da ragazzino era scemo. Ora è scemo e vanesio"
Luciano Moggi

14 gennaio 2014

Maglie storiche - PSV 1988

Il PSV di Koeman, Gerets e Kieft e Hiddink in panchina, si veste di bianco per la finale ed è campione d'Europa per la prima volta, battendo ai rigori il Benfica

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La frase del giorno - 14 Gennaio 2014

"Quando sarà tutto finito, vorrei guardarmi allo specchio e dire: 'Beh, sei stato un giocatore semi-decente'"
Paul Scholes

13 gennaio 2014

19° giornata in pillole - Domenica da record al giro di boa

Livorno-Parma 0-3 Il Parma che non ti aspetti fa il corsaro a Livorno: non ci si aspetta la nuova esclusione di Cassano (stavolta tutti e 90 i minuti in panca) e non ci si aspetta il riscatto di Palladino e l'esplosione di Amauri. Proprio un gran gol dell'ex esterno della Juve Palladino apre le marcature in favore dei ducali dopo appena 2 minuti. I gialloblu riescono a restare in vantaggio nonostante gli sforzi degli amaranto di pareggiare, ma nel finale arriva il raddoppio con Amauri, lesto a insaccare una corta respinta di Bardi su tiro di Sansone. Nei minuti di recupero arriva addirittura la terza marcatura, grazie al rigore realizzato ancora da Amauri, dopo che Emerson aveva steso in area Mendes. Nicola sempre più a rischio.
Bologna-Lazio 0-0 A concludere una giornata di anticipi non proprio da calcio champagne, una partita che tutto sommato poteva dare qualcosa di più. Squadre nuove, Reja alla seconda presenza dopo il ritorno sulla panchina biancoceleste, Ballardini all'esordio su quella rossoblu. Ne viene fuori una partita senza colpo ferire, uno 0-0 scialbo che non soddisfa nessuno, ma almeno non rende nessuno ancora più triste di quanto lo potesse già essere. Pari e patta.
Torino-Fiorentina 0-0 Il lunch match è in nome della storica amicizia che lega le due squadre in campo. Ne viene fuori una partita non di altissimo livello, forse proprio nel segno di quell'amicizia che sembra impedire di offendere gli avversari segnandogli un gol. Fiorentina spuntatissima da una parte, con il solo Ilicic a fungere da falso 9, vista la totale assenza di punte in casa viola. Attacco spuntato anche per il Toro, orfano dell'infortunato Immobile, costretto ad affidarsi all'innocuo Barreto (poi Meggiorini) e al bizzoso Cerci. Occasionissima nel finale di gara proprio sui piedi di Meggiorini che da pochi passi in scivolata la manda alta. Terzo tempo.
Atalanta-Catania 2-1 Dopo un primo tempo senza infamia e senza lode (ma con Lodi), la partita decide di accendersi proprio quando sugli spalti la visibilità è praticamente ridotta ai minimi termini dalla nebbia. Apre le danze il rigore trasformato da Denis, dopo che le critiche avevano fatto notare l'estrema difficoltà dei bergamaschi a trovare la via del gol, soprattutto in quest'ultimo periodo. Il raddoppio di Maxi Moralez arriva quando ormai in televisione la gente sta cercando di capire chi sia l'Atalanta e chi sia il Catania. Allo scadere infine il favoloso gol di Leto, che realizza un gol da cineteca, segnando una straordinaria rovesciata che... non è vero, non si è visto nulla, ma a quanto pare Leto ha fatto il 2-1 e così è finita. Annebbiati.
Cagliari-Juventus 1-4 Una Juve da record rischia grosso a Cagliari, checchè ne dica il risultato finale. Partono bene i sardi che trovano il vantaggio con Pinilla, ma la Juve riesce a macinar gioco e a trovare il pari di Llorente su assist di Lichtsteiner alla mezz'ora. Il Cagliari va vicino al nuovo vantaggio ma Buffon compie il miracolo su una conclusione da distanza ravvicinata. Nel secondo tempo la manovra dei bianconeri sembra un po' macchinosa, il Cagliari è pericoloso e allora fuori Pirlo per Marchisio che, a un quarto d'ora dalla fine, trova impreparato l'esordiente Adan e lo punisce con un tiro da fuori vicino all'incrocio dei pali. Nemmeno il tempo di riprendersi dalla batosta che il Cagliari si becca anche il terzo gol, con una sgroppata sulla destra ancora del terzino svizzero, palla bassa in mezzo su cui è in ritardo l'ex portiere di riserva del Real ed è facile per il Re Leone Llorente insaccare a porta vuota. Passano altri 5 minuti e su una conclusione non irresistibile, Adan si lascia scappare la presa, consentendo all'uomo assist di giornata Lichtsteiner di regalarsi la gioia personale del gol. Finisce 1-4, con Pinilla espulso per proteste e undicesima vittoria consecutiva per il record bianconero. Vincenti.
Verona-Napoli 0-3 Partita attesissima tra il sorprendente Verona e il Napoli delle meraviglie in attacco. Toni non è in giornata di grazia, mentre Mertens conferma il suo stato di estasi, andando ancora in rete e regalando il vantaggio ai suoi. Il Verona prova a raddrizzare la partita ma non trova la via del gol nè con Toni nè con Iturbe. E allora è il Napoli ad approfittarne e, nonostante gli svariati errori sotto porta di Pandev, riesce a raddoppiare con la prima rete in questo campionato di Insigne, che lascia esplodere tutta la sua gioia nell'esultanza. Chiude i conti il tap in vincente di Dzemaili sulla respinta di Rafael, regalando alla Serie A una fuga a 3 da record-punti al giro di boa. Capuleti.
Roma-Genoa 4-0 Serviva un riscatto dopo la bruciante sconfitta di Torino e riscatto è stato. Il Genoa si è trovato una Roma cinica sulla strada e orfano di Gilardino è stato travolto dalla furia giallorossa, pur senza gli squalificati De Rossi, Castan e Ljajic. Quando poi l'1-0 è una perla rara come quella di Florenzi, le speranze di far risultato per gli avversari sono poche: palla in mezzo allontanata male da Manfredini, Florenzi non ci pensa due volte e prova la rovesciata che batte Perin. Non passano nemmeno 5 minuti per il raddoppio firmato dal capitano Francesco Totti che torna al gol. Poco prima della fine del primo tempo c'è ancche spazio per la rete di Maicon, stranamente in mezzo all'area a insaccare la fuga sulla destra di Florenzi. In apertura di secondo tempo arriva il poker servito da Benatia, bravo a insaccare di testa ella porta genoana. Incredibile poi la sciocchezza (per essere gentili) di Matuzalem che, già ammonito, riesce a prendersi il secondo giallo durante la passerella di uscita per la sostituzione, salutando ironicamente i tifosi giallorossi che lo fischiavano per il suo passato biancoceleste e lasciando il Genoa in 10 e senza cambio. Gladiatori.
Sassuolo-Milan 4-3 Sembrava una di quelle partite dove il risultato è scritto in partenza. Il Milan si veste stranamente da vero Milan e nel giro di 10 minuti si ritrova avanti 0-2 grazie alle reti di Robinho, imbeccato bene in area dopo un recupero di Cristante e Balotelli che realizza un rigore in movimento, sempre su assist del giovane Cristante. E invece è il solito Milan, come a Verona, come in altre partite, nonostante il vantaggio (doppio) si spegne e concede la rimonta, incredibile, ai neroverdi emiliani. Berardi trova quasi subito il gol dell'1-2 complice una distrazione della difesa rossonera. Il pareggio del Sassuolo è un altro regalo (Bonera&Abbiati) all'esterno calabrese. Insaziabile, il futuro juventino trova la tripletta e il vantaggio per i padroni di casa, insaccando un cross dalla sinistra e superando nello slancio Emanuelson. In apertura di secondo tempo Berardi serve il poker: lancia l'azione e poi la va a concludere insaccando un rasoterra da centro area. Il Milan prova a recuperare, ma tra mancanza di idee, il gol della speranza di Montolivo e la sfortuna (palo di Honda all'esordio e traversa a porta vuota di Pazzini) trova solo il modo di perdere la faccia e l'allenatore. Salta Allegri, ma in Italia si mette in mostra una stella. Insomma, non ci sono più aggettivi per descriverlo: un classe '94 che ne fa 4 alla (seppur disastrata) difesa del Milan e insidia Piola (17 anni) nel record della più giovane quadripletta di sempre. Il calcio italiano si rifà gli occhi, Marotta e Sassuolo gongolano. Campioni in crescita.
Sampdoria-Udinese stasera (h19) Squadre che avrebbero potuto dare di più fin qui, oscurate in un posticipo da fascia protetta.
Inter-Chievo stasera (h21) Invece della fiction di RAI1 stasera si può vedere l'Inter. Resto ancora dell'idea dell'inutilità dei posticipi del lunedì. Meglio il cinema.

La frase del giorno - 13 Gennaio 2014

"Quando vedo giocare Pirlo, mi chiedo se io posso essere considerato davvero un calciatore"
Gennaro Gattuso

10 gennaio 2014

La frase del giorno - 10 Gennaio 2014

"Mi stavo avvicinando al dischetto e pensavo 'Tiralo forte, tiralo forte. Se lo sbaglio m'ammazzo!'"
Roberto Baggio

09 gennaio 2014

Daltonismo gallese

Tempo fa il giornalista uruguaiano Eduardo Galeano scrisse che un uomo può cambiare diverse cose nella propria vita ma mai la propria squadra di calcio. Certamente nessuno metterebbe mai questo assioma in discussione, ma cosa succederebbe se una squadra di calcio cambiasse i propri colori? La domanda potrebbe sembrare stupida, ma la risposta potrebbe altrettanto risultarvi scioccante: è successo e nemmeno tanto lontano da noi. Vi ricordate le polemiche per la terza maglia dell'Inter, quella rossa con i bordini neri che ricordava tanto i colori dei cugini? In questo caso invece parliamo dei colori sociali di un club, quelli ufficiali della prima maglia.
Siamo a Cardiff, capitale del Galles: la squadra cittadina nel 2010 viene acquistata da un ricco imprenditore malese, Vincent Tan, come spesso accade ultimamente nel calcio, in Gran Bretagna soprattutto. Grazie ai suoi investimenti, nel 2012 la squadra ottiene una storica promozione in Premier League che mancava da 51 anni (anche se gallese, il Cardiff gioca nel campionato inglese). Lo storico successo porta il presidente a un'innovazione radicale del club: addio al blu, si passa al rosso. Si tratta esclusivamente di una questione di marketing, d'altronde parliamoci chiaro, il business è fatto dal merchandising e il calcio è ormai soprattutto una questione di business, soprattutto se sei un imprenditore straniero. Questo significa che dalla stagione 2012-13, il Cardiff cambia colori, cambia stemma (dalla sialia, l'uccellino azzurro, al drago rosso), cambia sponsor (con ovvi riferimenti alla proprietà) e si presenta davanti ai suoi tifosi con un'insolita maglia rossa, rossa come il Galles, rossa come il drago simbolo nazionale.
Diciamo che i tifosi non l'hanno presa benissimo, il blu era il colore della loro squadra dal 1908. Come colpo di marketing invece nulla da obiettare: praticamente tutti si sono dovuti ricomprare sciarpe e maglie della propria squadra che ormai non era più blu come prima; la maglia blu viene ormai usata come maglia da trasferta. Il simbolico accostamento nazionale al Galles poi non è piaciuto tanto nemmeno ai tifosi dello Swansea, altra squadra gallese di Premier League che era stata promossa in prima serie molto prima del Cardiff e che veniva così espropriata forzatamente della rappresentanza nazionale gallese. Rappresentanza che si limita ovviamente solo ed esclusivamente ai colori, visto e considerando che la rosa del Cardiff City annovera ben 2 giocatori gallesi sui 30 ufficiali. Ma la questione che più di tutto lascia forse più turbati è che il soprannome della squadra era ed è rimasto The Bluebirds, che in italiano tradurremo con "gli uccellini azzurri", come il loro vecchio simbolo. Immaginate per un attimo il cronista di una partita che chiama blu una squadra rossa: pensereste a un suo problema di daltonia sicuramente. Immaginate per un attimo i bianconeri della Juve giocare sempre con una maglia rossa, o i nerazzurri dell'Inter con una gialla o i rossoneri del Milan con una verde. Immaginatelo e poi mettetevi nei panni dei tifosi del Cardiff e compatiteli.

07 gennaio 2014

18° giornata in pillole - Roma giallorossarossa

Chievo-Cagliari 0-0 L'antipasto dello spezzatino dell'Epifania di certo non è di quelli che mettono l'acquolina in bocca. Forse era proprio quello che serviva dopo le grasse abbuffate natalizie, ma la fame di Pinilla ancora non si era del tutto placata. Il bomber cileno infatti calcia un rigore alle stelle in una partita tutto sommato avara di emozioni tra un buon Chievo risanato dalla cura Corini e un Cagliari che ancora stenta a decollare in attesa delle partenze di gennaio. Rimandati.
Fiorentina-Livorno 1-0 Il derby toscano più che una partita di calcio è stata una guerra di nervi: dopo un primo tempo ancora in clima natalizio, senza occasioni da entrambe le parti, il secondo tempo si è rivelato in perfetto clima derby, carico di tensione, calci e un solo gol. Sblocca la partita Gonzalo Rodriguez con un colpo di testa, ma l'attenzione del match è tutta sull'entrataccia di Rinaudo che sega le gambe di Pepito Rossi e scatena l'ira dei tifosi viola e della nazionale. Il difensore livornese si becca il giallo, Rossi si becca una stecca sul ginocchio operato due volte che lo ha tenuto fermo un anno. L'apprensione è parzialmente rientrata perchè sembra che il bomber viola ne avrà al massimo per un paio di mesi, con gli auguri di tutti i tifosi del calcio.
Juventus-Roma 3-0 Il big match tanto atteso è praticamente da dentro o fuori. Con la Juve a 5 punti di vantaggio sulla Roma ci si gioca il tutto per tutto a metà campionato. Si risolve con una partita da Juve della Juve e una partita da Roma della Roma. Roma quella solita di un tempo, che non riesce a reggere con la testa le tensioni generate dall'alta quota della classifica. E dire che la Roma di Garcia era partita pure bene, con una pretattica minuziosissima dei due allenatori. La Juve, inizialmente arrendevole, ha saputo però pazientare e colpire l'avversario in maniera subito letale. Manco a dirlo, anno nuovo, solito marcatore: Vidal. Il cileno sfrutta una bella giocata in area di Tevez, che si beve De Rossi e serve l'appoggio per l'1-0. La Roma barcolla pericolosamente e, mentalmente, non sembra in grado di reggere l'urto. Il raddoppio bianconero arriva nel secondo tempo con una punizione battuta da Pirlo e spinta in rete in scivolata da Bonucci lasciato completamene solo in area giallorossa. Alla mezz'ora De Rossi torna a fare il De Rossi: forse l'essere ancora il "Capitan Futuro" ormai quasi a fine carriera gli pesa troppo e la sua scivolata a gamba alta è da rosso per Rizzoli, che nel primo tempo aveva ammonito Chiellini per un fallo simile su Pjanic. Sugli sviluppi della stessa punizione, Castan anticipa di mano Vucinic per il facile tap-in sulla riga, concedendo alla Juve il rigore e il doppio vantaggio numerico, lasciando la Roma in 9. Il rigore è realizzato dallo stesso montenegrino ex Roma che chiude così il discorso in maniera netta, come sempre contro la Roma allo Stadium. Game, set, match e campionato.
Napoli-Sampdoria 2-0 Durante il pranzo dell'Epifania Mihajlovic sfida Benitez, incappando nel primo stop da quando siede sulla panchina blucerchiata. La partita non è emozionantissima, ma si sblocca nel secondo tempo grazie alla vivacità degli avanti partenopei: il vantaggio azzurro è siglato da Mertens che insacca benissimo sul primo palo al volo un cross basso dalla destra di Higuain. Il raddoppio è firmato ancora dal belga Mertens che calcia una punizione non bellissima, beffano il colpevole portiere sampdoriano. La conferma nel 2014 per il Napoli è che la grande varietà offensiva garantisce sempre molte soluzioni, aspettando ancora il primo gol di Insigne. Godot.
Catania-Bologna 2-0 Il ritorno a casa del figliol prodigo Lodi è salutato dal Catania con un successo. E dire che l'addio in polemica di un anno fa è stato letteralmente spazzato da una vittoria che per i siciliani rappresenta ossigeno puro, vista la classificata altamente deficitaria. Il Bologna resta ancora la squadra anonima e spuntata che però era riuscita a chiudere il 2013 con la vittoria salva-Pioli. Il vantaggio rossoazzurro nasce da una punizione di Lodi pennellata in area, dove Bergessio (al rientro da titolare), in fuorigioco insieme ad altri 4 giocatori del Catania, insacca di testa. Nel secondo tempo è lo stesso Lodi a realizzare il rigore del definitivo 2-0. Luce in fondo al tunnel.
Genoa-Sassuolo 2-0 Le partite vibranti non sono chiaramente ben accette in questa giornata di Serie A e questa non vuole certamente andare controcorrente. Il Genoa si porta quasi subito in vantaggio con un rigore realizzato da Gilardino, capitano dopo l'infortunio a Portanova. Raddoppio dei Grifoni targato Bertolacci, che da due passi insacca un cross dalla destra. Mentre il Sassuolo si lecca le ferite, c'è tempo per un altro rigore in favore dei genoani, ma stavolta Gila non è altrettanto freddo e sbaglia la conclusione. Avanti in scioltezza.
Milan-Atalanta 3-0 Si aspettava con ansia il gol numero 100 di Kakà, si aspettava con ansia l'arrivo di Honda, si aspettava con ansia anche Matri? No dai, per ora non aspettatevi troppo. Il Milan si ritrova senza Montolivo e Balotelli e finalmente Allegri, dopo aver dichiarato l'addio a fine stagione, schiera Cristante dal primo minuto. Il baby '95 rossonero lo ripaga con una traversa nel primo tempo dopo una perfetta azione di contropiede. Il vantaggio milanista arriva con Kakà, già pericoloso in un paio di occasioni, che festeggia con la maglia col numero 100. Il raddoppio del Milan arriva nel secondo tempo, dopo che Benalouane aveva fatto venire i brividi a San Siro siglando il pareggio, annullato per una spintarella su Mexes. Nel momento migliore dell'Atalanta, ancora Kakà punisce i bergamaschi, insaccando da distanza ravvicinata una palla rimpallata da Robinho e fa 101. Ciliegina sulla torta è il gol da fuori di Cristante che trova un bel rasoterra che si insacca dopo aver colpito il palo alla destra di Consigli. Nel finale c'è tempo anche per l'esordio di Rami. Vedremo.
Parma-Torino 3-1 Partita strana a Parma: Toro in vantaggio con Immobile su una bella azione granata, ma pareggio ducale di Marchionni che insacca al volo dal limite. Il raddoppio dei padroni di casa è in stile amarcord: su azione d'angolo Lucarelli insacca di tacco sul primo palo, proprio come fece 15 anni fa Mancini con la maglia della Lazio, proprio contro il Parma. Nell'intervallo arriva la svolta, la strana svolta. Probabilmente insoddisfatto della resa o in seguito a un battibecco, Ventura cambia sia Immobile che Cerci, ma gli entranti Barreto e Meggiorini non risultano essere all'altezza, tanto che il Parma fa 3-1 con il primo gol del 2014, nonchè primo in campionato di Amauri, che fa a sportellate con Glik e insacca in diagonale, dopo aver colpito una clamorosa traversa nel primo tempo. Alti e bassi.
Udinese-Verona 1-3 Questo non è l'anno dell'Udinese. L'ha capito Guidolin, espulso in partita, e l'ha capito Di Natale, che ha dichiarato l'addio al calcio a fine stagione. Chi non molla invece è Luca Toni, autore di una doppietta: il primo gol sfrutta una disattenzione difensiva sia in disimpegno che nel suo portiere. Infatti Brkic non blocca una conclusione non irresistibile del bomber gialloblu e concede il vantaggio. Ancora Toni allunga le distanze portando il Verona sullo 0-2, ma Pereyra riesce ad accorciare dopo un bel sombrero su un difensore veronese. Nel secondo tempo c'è tempo ancora per una serpentina di Iturbe in una difesa di birilli che beffa ancora Brkic con un tiro che si insacca lentamente dopo aver accarezzato il palo. Gelo al Friuli.
Lazio-Inter 1-0 L'ultima partita di giornata vede di fronte la nuova Lazio del vecchio Reja e l'Inter di Mazzarri rivitalizzata dal derby vinto. In realtà di rivitalizzazione c'è poco, se non le polemiche per qualche gaffe arbitrale. Il vantaggio laziale arriva a dieci minuti dalla fine dopo una palla persa sulla fascia sinistra nerazzurra da Nagatomo e sul susseguente cross Klose insacca al volo di destro, come l'anno scorso. Finale in polemica per un probabile rigore ai nerazzurri per il fallo di Dias (manco a dirlo) su Rolando. L'Inter però dimostra di essere poca roba, peggio di Stramaccioni e Benitez. Bene bene.

La frase del giorno - 7 Gennaio 2014

"Un calciatore non deve essere divinizzato. Di chiunque si tratti"
Dino Viola

03 gennaio 2014

Calciatori da prendere al volo

La storia che raccontiamo oggi è quella curiosa di due calciatori che in comune tra loro hanno avuto effettivamente poco, se non la loro professione. La loro professione di calciatore ovviamente, ma non solo quella, perchè entrambi dopo la carriera calcistica hanno deciso di intraprendere una carriera tutta nuova: tanti dopo l'esperienza sui campi di calcio diventano per esempio allenatori, procuratori, commentatori televisivi, mente i giocatori di cui vi stiamo per raccontare invece sono diventati piloti di aereo. Parliamo di Harald Brattbakk e Luigi Martini.
Brattbakk è stato calciatore fino al 2008, storico attaccante norvegese del Rosenborg, plurivincitore in Norvegia con ben 9 titoli nazionali, 338 presenze e 253 gol tra campionati e coppe. Non ebbe molta fortuna in nazionale, chiuso da attaccanti più bravi di lui come Flo, Carew e Iversen, ebbe però modo di mettersi in luce in Champions League: è stato infatti il carnefice del Milan nella vittoriosa gara dei norvegesi a San Siro per 1-2 nel 1996, segnando il gol del vantaggio del Rosenborg e la conseguente eliminazione dei rossoneri dalla fase a gironi. Nella sua breve esperienza fuori dai confini norvegesi (2 annetti in Scozia e 1 in Danimarca), ebbe modo di togliersi qualche soddisfazione in Scozia con la maglia dei Celtic, strappando il titolo ai cugini dei Rangers nella stagione 1997-98, quella che vide Marco Negri vincere il titolo di Capocannoniere della Scottish Premier League. Dopo un anno al Copenaghen, il rientro al suo Rosenborg a suon di gol, fino a quando decise di mettere fine alla sua carriera di calciatore per intraprendere quella di pilota e prendere il patentino in Florida. Dal 2008 è ufficialmente un pilota di linea lavorando anche in missioni per conto della Guardia Costiera Norvegese fino all'attuale impiego come pilota della Norwegian Air Shuttle, terza compagnia low-cost europea per grandezza, la seconda della Scandinavia.
Luigi Martini ha fatto parte della storica rosa della Lazio di Maestrelli, campione d'Italia nel 1973-74. Toscano di nascita, inizia la sua carriera come centrocampista in Lucchese e Siena, prima di arrivare alla Lazio nel 1971, dove Maestrelli lo trasforma in terzino. Grande amico di Luciano Re Cecconi, insieme a lui fa parte della fazione rivale a quella guidata dal capitano Pino Wilson e Giorgio Chinaglia. A quel tempo alla Lazio funzionava così, ci si odiava, si faceva a botte negli spogliatoi e in ritiro ma per una stagione in campo riuscirono a essere i migliori, vincendo lo scudetto. Dopo la morte di Re Cecconi nella strana sparatoria in una gioielleria di Roma nel 1977, Martini comincia a essere stufo della vita di calciatore, pensando a un prematuro ritiro, che avverrà effettivamente nel 1979, a soli 30 anni. Da quel momento approfitta del tempo libero per approfondire la sua passione per il paracadutismo e ottiene il brevetto di volo per l'Alitalia, anche se effettivamente le sue ore di volo scarseggeranno, rendendola più una passione che una professione, ma continuando comunque a percepire lo stipendio da pilota di linea. Riesce a essere eletto come deputato di Alleanza Nazionale per due legislature, 1996 e 2001, ottenendo quindi la doppia indennità da parlamentare e da pilota civile. Nel 2009, grazie anche alle sue influenze politiche, viene eletto Presidente del Consiglio di Amministrazione di ENAV, la società che si occupa del controllo del traffico aereo in Italia.

La frase del giorno - 3 Gennaio 2014

"In questo momento se provassimo i calci d'angolo a sfavore contro le sagome, le sagome segnerebbero"
Josè Mourinho

02 gennaio 2014