di Antonio Palazzo Ditaranto
Fisico imponente, senso del gol, potenza, tecnica, fantasia. Mettete tutti gli aggettivi calcistici che volete, il risultato dei fattori sarà sempre quello: Gabriel Omar Batistuta. Chi ha apprezzato il calcio nell'ultimo decennio del ventesimo secolo non può non ricordare quel talento esplosivo. Idolo/Capitano/Fuoriclasse della Fiorentina targata Cecchi Gori, divenne in men che non si dica il terrore di tutti gli estremi difensori italiani e stranieri. Si, anche perché possedeva una potenza di tiro fuori dal comune (106 km/h), tale da non dar possibilità di reazione alcuna al malcapitato portiere di turno. Mi capita spesso di rinfrescarmi la memoria calcistica su Youtube, con una carrellata di gol suoi indimenticabili, fra cui quello al Camp Nou contro il Barca (zittendo tutto lo stadio), o quello contro il Milan su punizione a due (ah la punizione a due in area di rigore, roba da amarcord), o le svariate sforbiciate/rovesciate messe a segno un po’ qui un po’ li, per non parlare del gol a Wembley. Era impossibile non stimare Batigol, tutti avrebbero voluto un campione così nel proprio team. Argentino di Reconquista (solo poi in seguito si scoprirà che nacque ad Avellaneda), sbarca decisamente tardi nel calcio, vista il suo scarso interesse da ragazzino riguardo al pallone a favore del basket e del volley.Cresce nelle file del Newell’s Old Boys. Prosegue con successo vestendo le due maglie principali di Buenos Aires, River prima e Boca dopo, sbarcando nel 1991 alla Fiorentina. Da li inizia la scalata, dalla serie B, al successo, divenendo il campione completo che tutti conosciamo.
Unico suo rammarico non aver consegnato il Tricolore a Firenze. Era ad un passo l’anno della “Viola” del Trap. Campionato 98/99, titolo di campioni d’inverno acquisito da tempo, distacco notevole sulla Lazio (poi seconda, Milan campione d’Italia, ndr.) e titolo lì pronto solo ad aspettar di esser conquistato. Ma si sa’ la sorte è sempre un incognita. Bati si infortuna contro il Milan, zittendo tutto il Franchi e rimanendo due mesi fuori dai campi da gioco e lasciando strada libera alla conquista dello scudetto a Milan e Lazio che se lo giocarono fino alla fine. Vinse comunque una coppa Italia ed una Supercoppa Italiana a Firenze. La stessa sorte decise, complice la marea di soldi versati nelle casse viola da Franco Sensi, di separare Batistuta dalla sua amata Firenze. Gabriel, in lacrime, lascia la Toscana, per approdare nella Capitale, dove vincerà il suo unico scudetto italiano. Fu epica la scena dell’Olimpico dove lascio’ per un momento la metacampo giallorossa, prima del fischio iniziale, per andar ad omaggiare i supporters viola che l’avevano acclamato per 10 anni. Tutti applaudirono, romanisti compresi. Un campione, soprattutto a livello umano. Gioco’ ancora qualche anno, tra Inter e in Qatar, senza grossi successi, dovuti ai numerosi infortuni che compromisero il suo finale di carriera calcistica. A livello di Nazionale portò a casa due Copa America e stabilì il record di marcature nella “Seleccion” albiceleste, ai danni di un certo Diego Armando Maradona, con 56 reti in incontri ufficiali (record ancora imbattuto).
Si ritirò a 34 anni. Le maledette infiltrazioni al ginocchio e gli innumerevoli infortuni alle caviglie, lo costrinsero a saltare numerosi match nella sua carriera, soprattutto nell'ultima parte. Nel 2012 rivelò a France Football, di non poter più correre ed esser stato costretto per un lungo periodo all'uso di stampelle per camminare.
Mi ritengo fortunato di aver assistito alle prodezze di Batigol, campione di Firenze, ottavo Re di Roma, idolo di tutti gli amanti del calcio. Grazie Omar.
“… Mi diverto solo se vedo
segnar Batistuta
corri alla bandierina
bomber della Fiorentina …”
(coro pro “Bati-Gol” della Fiesole)
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