Chissà quanti di noi hanno sempre sognato di fare i calciatori da bambini e oggi si ritrovano invece operai, disoccupati, ingegneri, baristi. Diciamo che per noi persone normali il calcio era più che altro un sogno, stroncato dalla realtà di un deficit di talento, oppure semplicemente perchè nessuno ci ha notato. Diventare un giocatore professionista è un po' come vincere alla lotteria. In termini di numeri è presto detto: in Italia esistono 16.570 squadre di calcio dilettantistiche e 455 professionistiche, per un totale di 1.117.447 di calciatori tesserati di cui 558 in Serie A, lo 0,0004% (fonte Linkiesta). Ci sono persone che però hanno avuto la fortuna di potersi scegliere, volenti o nolenti, il loro futuro e ottenere comunque il successo; una specie di sliding doors. Vediamo qualche esempio.
Julio Iglesias da giovane giocava come portiere nel Real Madrid B. Un incidente automobilistico che gli riportò dei danni al braccio lo costrinse ad abbandonare il calcio e a dedicarsi alla sua vera passione: la musica. Ha venduto qualcosa come 300 milioni di dischi e attualmente risulta il cantante non angolofono di maggiore successo di tutti i tempi.
Giuseppe Povia fin da ragazzino mostra interesse verso la chitarra e la composizione di testi di canzoni, ma gioca nelle giovanili dell'Inter. Decide di smettere col calcio e dedicarsi interamente alla musica riuscendo a vincere il Festival di Sanremo nel 2006 con lo pseudonimo Povia.
Maurizio Crozza resta nelle giovanili della Sampdoria finchè, diplomatosi alla scuola di recitazione del Teatro Stabile di Genova, lascia il calcio per il teatro, ottenendo enormi successi tra Ballarò, Mai Dire Gol e i suoi spettacoli personali in TV e a teatro.
Antonio Banderas prima di diventare l'imbolsito mugnaio della Mulino Bianco e ancora prima di girare film come Philadelphia, La maschera di Zorro, Intervista col vampiro e La casa degli spiriti era un giocatore delle giovanili del Real Madrid. Un infortunio causatogli da una frattura al piede lo costrinse a mollare il mondo del pallone e dedicarsi alla recitazione, finchè un bel giorno venne notato da Pedro Almodòvar.
Luca Zingaretti all'età di 17 anni si trasferisce dalla sua città natale, Roma, a Rimini per giocare in Serie B con la squadra guidata allora da Helenio Herrera, il mago. La passione per la recitazione e per la politica fanno sì però che a lui il mondo del calcio e la vita a Rimini stia un po' stretta, preferendo i banchetti politici romani come il fratello Nicola (ex Presidente della Provincia, ora alla Regione Lazio) e l'Accademia Nazionale di Arte Drammatica.
C'è chi correndo verso la metropolitana con le porte che si stanno chiudendo riesce a non perdere il treno, come nel film, anche se in realtà il treno su cui è salito è un altro, non quello che stava rincorrendo.
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