Si può morire per il calcio? La risposta purtroppo è sì. In occasione del compleanno di Morosini, che avrebbe compiuto 27 anni oggi, colgo lo spunto per ricordarvi di coloro che per il calcio hanno dato la vita, ma nel vero senso della parola. Non parlo di violenze ultrà, di scontri dentro e fuori dallo stadio, ma di ragazzi, perchè in fin dei conti seppur strapagati e con vite da nababbi alcuni, son pur sempre ragazzi che hanno meno di 30 anni e che sono morti facendo la cosa più divertente che si possa pensare: giocare a calcio.
Piermario Morosini ci lascia il 14 aprile 2012 allo Stadio Adriatico di Pescara al minuto 31' di Pescara-Livorno per una crisi cardiaca. Il giocatore amaranto, in prestito dall'Udinese, si accascia in campo e i soccorsi non bastano a rianimarlo. Durante l'autopsia gli viene riscontrata una cardiomiopatia aritmogena, una rara malattia cardiaca ereditaria. La sua storia familiare nasce già come quelle dei migliori film melodrammatici: orfano di madre e di padre fin da ragazzino, una sorella disabile e un fratello morto suicida, disabile anch'egli, quindi oltre che malattia ereditaria si potrebbe parlare di malasorte ereditaria. Ci sono state una marea di polemiche sul suo caso: il mancato uso del defibrillatore, una macchina in divieto di sosta che bloccava l'ambulanza, ma poco importa, il risultato è che Piermario non c'è più e io mi chiedo se a questi livelli è possibile che le visite mediche non evidenzino questi problemi quando magari ti bombano di antidolorifici per giocare una partita anche se hai sbagliato le mèches o hai legato male le scarpe.
Uno dei primi casi che ricordo di questo genere è quella di Renato Curi. Protagonista nel 1976 per aver fatto perdere lo scudetto alla Juve a vantaggio del Toro ("il Perugia è passato in vantaggio, rete di Curi su cross da destra di Novellino niente da fare per Zoff", Sandro Ciotti, Tutto il calcio minuto per minuto), protagonista nel 1977 sempre contro la Juve: 30 ottobre 1977, Perugia primo in classifica e Curi che si riprende da un infortunio giusto in tempo per il match con i bianconeri. Al quinto del secondo tempo, sotto il diluvio allo stadio Comunale, Curi scatta sulla fascia, si accascia a terra e muore poco dopo, stroncato da un arresto cardiaco a 24 anni. Lo stadio del Perugia oggi è dedicato a lui.
Uno dei casi che ricordo personalmente con più impressione è quello di Miklos Feher, dopo averlo visto in tv. 25 gennaio 2004, Vitoria Guimarães-Benfica di campionato, il punteggio è di 1-0 per il Benfica, grazie all'assist vincente proprio di Feher. Nei minuti di recupero, l'attaccante ungherese commette un fallo tattico per perder tempo e permettere alla sua squadra di ricompattarsi. L'arbitro del match estrae il giallo con conseguente sorrisino di Feher che ha comunque ottenuto quello che voleva, poi appoggia le mani alle ginocchia, si piega e crolla a terra. La causa della morte secondo i medici è aneurisma, anche per lui a soli 24 anni.
Concludo con l'ultimo caso, per non straziarvi oltre, quello che forse è stato un po' il precursore mediatico recente delle morti in campo: Marc-Vivien Foé. E' il 26 giugno 2003, Semifinale di Confederation Cup tra Camerun e Colombia a Lione. Foé è un centrocampista proprio del Lione, in prestito al Manchester City in quella stagione. Al minuto 72' il camerunense crolla in campo, soccorso subito da medici e compagni di squadra. Si dice che anche in questo caso l'uso del defibrillatore gli avrebbe potuto salvare la vita, come per Morosini. L'autopsia stabilisce che la causa della morte è un attacco cardiaco, causato probabilmente da una cardiomiopatia ipertrofica, la stessa di Feher, una malattia congenita molto comune tra gli africani (vedi Kanu, Fadiga e Muamba). Marc-Vivien ci lascia a 28 anni.
Il 17 marzo 2012, un mese prima di Morosini, Fabrice Muamba (congolese naturalizzato inglese) viene colpito da arresto cardiaco in campo, durante Bolton-Tottenham di Fa Cup. Soccorso con il defibrillatore già in campo e ripetutamente in ambulanza e in ospedale, si salva, dopo che il suo cuore si era fermato per 78 minuti. Non tornerà comunque a giocare a calcio, vive con un defibrillatore interno e il 15 agosto 2012 annuncia il suo ritiro dal calcio giocato.
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