18 ottobre 2013

Il curioso caso di Marco Negri

Quanti di noi sognano quella chiamata dall'estero per mollare una situazione di lavoro precaria qui in Italia. Ebbene c'è chi questa chiamata l'ha ricevuta, per esempio Marco Negri. Marco è un attaccante milanese che gioca più che altro in squadre di Serie B e C1: parte da Udine, poi Ternana e Bologna. Arriva la stagione 1995/96 e Negri, dopo una buona stagione al Cosenza, passa al Perugia in B dove con 18 reti contribuisce alla promozione degli umbri in massima serie. Alla sua stagione di esordio in Serie A, l'attaccante buca la rete avversaria per ben 15 volte e a quel punto i palcoscenici del calcio gli si potrebbero aprire numerosi davanti a sè. Ma la chiamata tanto attesa, l'occasione di una vita non arriva dall'Italia, bensì da Walter Smith, ex giocatore scozzese, nel 1997 allenatore dei Rangers di Glasgow di Gascoigne e Laudrup, detentori del titolo.
Marco cavalca l'onda ("Fu una scelta voluta dopo tanti anni in Italia. E´ stato bello immergersi in una cultura diversa, mi ha arricchito anche come uomo") e parte alla volta della Scozia insieme allo juventino Sergio Porrini, il giovanissimo Gattuso e all'ex Fiorentina Lorenzo Amoruso, che di lì a poco sarebbe diventato il primo capitano cattolico di una squadra protestante (quasi da guerra civile in Scozia). Altra lingua, altro clima, ma come si dice in questi casi "il calcio è una lingua universale" e basta poco per farsi capire se si sa fare il proprio mestiere. Fatto sta che Negri alla sua prima stagione ai Rangers gioca 29 partite di Scottish Premier League mettendo a segno la bellezza di 32 gol. Dopo 10 partite ne ha già segnati 23, miglior media realizzativa di tutti i tempi. Alla seconda di campionato contro il Dundee, eguaglia il record di Paul Sturrock (proprio ex Dundee) segnando addirittura 5 gol nella stessa partita.
Per Marco insomma è un sogno che si realizza. Tutto quello che non è riuscito a fare in Italia, in Scozia sembra essere lì a portata di mano. All'Old Firm del 2 gennaio '98 si presenta già con 33 reti all'attivo tra campionato e coppe ("Una partita che vale una stagione, è una delle sfide più sentite del mondo del calcio"), ma da lì in poi uno sfortunato infortunio alla retina durante una partita di squash con l'amico Porrini lo tiene fermo più di un mese. Al rientro in squadra segnerà solo più 3 gol fino a fine stagione falcidiato da polmonite e infortuni vari. I Rangers arrivano secondi a 2 punti dai cugini del Celtic, Negri si consola con il titolo di capocannoniere del torneo (32 gol), primo giocatore italiano a vincere questo tipo di premio, eguagliato nella stessa stagione da Bobo Vieri nell'Atletico Madrid (24 gol). In totale segna 36 gol in 39 partite considerando le coppe.
Purtroppo la favola di Marco Negri finisce qui. La stagione successiva, quella della possibile consacrazione è invece un fallimento epico: prima l'operazione per un'ernia, poi il nuovo manager Advocaat gli dà il benservito e con sole 3 presenze viene messo fuori squadra. Marco torna in Italia al Vicenza in prestito, poi di nuovo Rangers e infine la cessione definitiva al Bologna nel 2001. Gioca poco e segna ancora meno, come se il bonus col karma se lo fosse giocato tutto in mezza stagione al Rangers. La stagione successiva va a Cagliari, poi Livorno, dove riesce a segnare, ironia della sorte, una tripletta proprio alla squadra che lo aveva lanciato: il Cosenza. Svincolato dopo una stagione in amaranto resta fermo un anno, finchè il Perugia lo riporta a casa. Sarà la sua ultima tappa prima di dedicarsi a tempo pieno al suo gol più bello: suo figlio.

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