27 maggio 2013

La stagione delle piogge

Si è conclusa ieri definitivamente la stagione calcistica 2012/2013. I pronostici di inizio stagione sono stati piuttosto disattesi, considerando i verdetti finali.
Da dove cominciare?
Bè direi sicuramente dalla Juventus, campione d'Italia per la seconda volta consecutiva dopo la rinascita "agghiacciande" di Conte. Resta da capire quanti sono gli scudetti: 29? 31? Un primo passo sarebbe quello di accettare le decisioni delle autorità, giuste o sbagliate che siano. Sta di fatto che anche quest'anno era senza avversari, alla caccia dei record di Capello e senza punte (Anelka e Bendtner sono diventati famosi come Bomber solo in senso facebookiano del termine) .
E proprio in merito alle decisioni, passiamo al Milan, secondo alcuni un po' troppi rigori a favore. Partono i servizi assurdi, le interessantissime statistiche: "Quanti rigori sono stati assegnati al Milan in Serie A negli ultimi 20 anni" (solo in Italia), tralasciando magari che siano giusti o sbagliati, che per prendere un rigore bisogna quanto meno essere nell'area degli avversari (Boniek non gioca più). Per il resto, inizio stagione da dimenticare, calciomercato estivo da dimenticare, fortuna che la campagna elettorale... ops campagna acquisti di gennaio ha portato Balotelli che tira bene i rigori. Adesso aspetto che mi restituiscano l'IMU...e l'IBRA magari, che io vivo in affitto e dell'IMU non me ne faccio niente.
Al secondo posto è arrivato un Napoli che ha saputo approfittare delle defaillance delle squadre più quotate anche se francamente difficilmente avrebbe potuto fare qualcosa di più, vista una rosa che si limitava a 12/13 elementi buoni e il resto solo riserve.
L'Inter dei record di Mourinho sembra lontana anni luce, ma anche quest'anno il biscione ha saputo stabilire dei record niente male: peggior difesa, peggior piazzamento, maggior numero di sconfitte, maggior numero di infortuni, (peggior allenatore?) nell'era Moratti; rilsutato finale? Niente coppe.
Che dire della Roma, partita con l'entusiasmo del calcio champagne di Zeman, segnata dalle decisioni del boemo poco digerite dallo spogliatoio (vedi De Rossi), galleggia sul limite delle coppe trascinata a fondo dalle solite intemperanze dei soliti capetti del branco, nonostante la straordinaria annata di Lamela.
La Lazio era stata affidata a un Petkovic esordiente che sembrava in aria di esonero ancora prima di cominciare e invece ha saputo distribuire bel gioco all'inizio, salvo poi mollare nel lungo andare, complice una rosa risicata e l'infortunio di Klose, ma comunque qualificata alle coppe grazie alla Coppa Italia.
Degna di nota anche la stagione del Pescara. Se voleva far invidia all'Ancona di Jardel, c'è riuscita. Un grande segno di riconoscenza va ai due portieri Perin e Pelizzoli, che nonostante raccattassero una media di 4 pere a partita, si sono comunque dimostrati sempre volenterosi di non voler affondare. Delle 6 partite vinte in campionato però ne registriamo anche una contro la Fiorentina (adesso ditemi che è colpa del rigore al Milan contro il Siena).
Montella dal canto suo ha fatto i miracoli in viola. Nonostante un attacco da paura, paura in senso proprio di paura (veramente doveva giocare Toni?), ha saputo mettere in campo una squadra che a tratti mostrava davvero un bel calcio, magari meno in fase realizzativa. Peccato per il periodo buio al giro di boa.
Ci saluta il Palermo, giusta punizione a un presidente che di diplomazia e di conoscenze calcistiche dimostra di capirne ben poco, considerando che annoverava nella rosa, giocatori che erano già retrocessi l'anno scorso col Novara (Morganella, Ujkani, Giorgi, Garcìa), nonostante i vari Miccoli, Ilicic e Hernandez. Ma 5/6 allenatori a stagione sono decisamente simbolo di un disastro.
Hanno rischiato Genoa e Toro, ne paga le conseguenze il Siena, che più che recriminare per i torti arbitrali dovrebbe preoccuparsi del perchè una squadra che lotta per non retrocedere debba partire in campionato da -6.
E ora torniamo a sognare con il Calciomercato estivo.

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