11 giugno 2013

Il tricolore azzurro

Si avvicina la Confederation Cup e non posso non parlare di Nazionale e parlare di colori. I colori delle divise, i colori della pelle. Sì perchè nel 2013 dobbiamo anche, ancora, discutere di questo. Scongiurando la Puma che non ci faccia indossare i pantaloncini color diarrea della scorsa edizione, vorrei fare una breve analisi di ciò che la Nazionale rappresenta nel nostro paese, per il nostro paese. Siamo una delle poche nazionali a non vestire i colori della bandiera. Indossiamo un colore casuale, blu o azzurro che dir si voglia, frutto di una partita di selezione che ha visto vincere quelli con la maglia blu. Non rappresenta nulla del nostro paese, non è il colore della casata di un regno come per l'Olanda, pertanto dovrebbe unire tutti senza distinzione. Eppure com'è difficile dimenticare il bianconero, il rossonero, il nerazzurro e via dicendo che sta lì sotto ogni maledetta domenica. Un paese campanilistico come il nostro ha sempre avuto un po' di diffidenza in tutto quello che è "non abituale".
Eppure la Nazionale di oggi rappresenta al meglio quello che è lo specchio della vita sociale del nostro paese, anche se come al solito abbiamo cominciato dopo, in "leggero" ritardo. Tralasciando il discorso Oriundi, solo oggi troviamo nella nostra selezione azzurra ragazzi di colore, ragazzi nati da genitori stranieri, mentre le altre nazionali hanno compiuto questo passo già decenni fa. Come dimenticare i vari Larsson e Dahlin nella pallida Svezia o il gigante nero Carew nella nordissima Norvegia o Olisadebe in Polonia. Loro possiamo considerarli i pionieri del cambiamento. C'è chi ha giocatori di colore da sempre ("Eh ma loro hanno le colonie") come Francia, Inghilterra, Belgio, Portogallo. Ma noi riusciamo sempre sempre a essere più schizzinosi, anche se rappresentiamo il paese più "africano" d'Europa praticamente, eppure digeriamo male i cambiamenti della società civile. La Francia vince un Mondiale nel 1998 con algerini, baschi, ghanesi, armeni. Noi ancora oggi facciamo casi mediatici quando ci ritroviamo Oshadogan in Under 21, Liverani e Ferrari nella nazionale maggiore e oggi, naturalmente, Balotelli. Dobbiamo renderci conto che non siamo più il paese di una volta, che l'Europa non è più il continente di una volta. Nel 1968 l'Italia schierava addirittura 9 lombardi agli Europei e invece ultimamente giochiamo con egiziani, ghanesi e argentini in squadra. Ma noi ci sorprendiamo sempre, anche  quando non è necessario e ci lamentiamo e storciamo il naso, se non peggio. La Germania gioca con turchi, tunisini e polacchi perchè sono forti, ma soprattutto perchè sono tedeschi, perchè sono nati in Germania, perchè vivono in Germania e i tifosi tedeschi fanno il tifo per loro. Ovvio le eccezioni ci sono dappertutto e mi auguro sia solo una questione di tempo, di "abitudine".
Un dato significativo è che tra le selezioni continentali, alle ultime edizioni di mondiali ed europei, Repubblica Ceca, Olanda, Germania, Portogallo, Spagna, Italia, Croazia, Svezia, Francia, Inghilterra, Danimarca e Svizzera hanno schierato almeno un giocatore di colore. Il mondo è cambiato, la gente si sposta, non ci possono essere più gli stereotipi di una volta. A tutti quelli che fanno ancora fatica a crederci, fatevelo andar giù, la nazionale è lo specchio della società civile e se non sapete accettarlo in un gioco, figuriamoci se imparerete a farlo nella vita di tutti i giorni.

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