18 giugno 2013

Tango col caschè: il tracollo del calcio argentino

C'era una volta l'Argentina di Maradona. C'era una volta il Superclàsico Boca-River. C'erano una volta Batistuta, Crespo e Valdano. C'erano una volta perchè adesso non ci sono più. Il calcio argentino sta vivendo un vuoto mai visto prima. Eppure i talenti non mancano: Messi, Aguero, Lamela, Tevez, Di Maria, Pastore su tutti. Tutta gente che emigra in Europa da giovane, fin troppo giovane e che evidentemente patisce troppo le convocazioni oltreoceano per la Nazionale albiceleste. L'Argentina infatti non vince un Mondiale dal 1986, quando c'era Maradona e una Copa America dal 1993. Nonostante i sempre buoni presupposti, nonostante Maradona CT (pessimo a mio avviso), il calcio argentino di per sè ha avuto un tracollo immenso. Basti solo pensare alle squadre di club. Il ricambio ai vertici del campionato negli ultimi anni è stato accentuatissimo.
Due anni fa il River è addirittura retrocesso in B e ora è toccato all'Independiente; resta solo il Boca come unico club argentino mai retrocesso, l'Inter d'Argentina. Negli ultimi 10 anni, tra Apertura e Clausura, addirittura 9 squadre si sono succedute al vertice, segno di una grande incostanza a livello di club, e noi che quando si parlava di calcio argentino pensavamo subito soltanto a Boca e River. Ora nel baratro ci è finito l'Independiente, 108 anni di storia, 16 campionati vinti, 7 Libertadores e 2 Intercontinentali in bacheca, il 3° club più titolato del mondo come il Real Madrid, dietro a Boca e Milan, la squadra che ha lanciato Daniel Bertoni e Esteban Cambiasso.
La crisi economica in Argentina continua quindi a mietere vittime illustri. L'astruso regolamento del calcio argentino ha fatto retrocedere l'Independiente, arrivato 18° nell'Apertura e 12° nel Clausura. La retrocessione avviene in base alla media punti degli ultimi 3 anni (sei campionati A/C). Anche il Boca nel 2013 avrebbe rischiato grosso col 'nostro' regolamento piazzandosi addirittura 18° nel Clausura (terzultimo), dopo il  6° posto nell'Apertura. Insomma un campionato in crisi, squadre in crisi di gioco e di risultati e sempre sull'orlo del fallimento. I talenti sembrano ormai tutti emigrati in Europa. I nomi nuovi che arrivano dall'Argentina non fanno più gola ai grandi club europei e finiscono nei campionati minori come quello turco o quello russo se va bene. 
Lamela, ultimo emigrato illustre, lasciò il River Plate retrocesso e divorato dai debiti per venire alla Roma. Anche quel River lasciò per la prima volta la massima serie dopo 110 anni di storia, 34 campionati, 2 Libertadores e 1 Intercontinentale vinta. Il purgatorio per loro è durato solo 1 anno, anche grazie al rientro a casa di David Trezeguet (d'altronde quando gioca segna sempre Trezeguet). Non ci resta che fare un 'in bocca al lupo' a Los Diablos Rojos e al calcio argentino.

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