11 luglio 2013

Alto tradimento

Il passaggio di Angelo Ogbonna dal Toro alla Juve rappresenta solo l'ultimo dei passaggi "diretti" da una sponda all'altra della città. Sulle orme di Aldo Serena e Bobo Vieri si sono mossi già in tanti, anche se a oggi i due bomber restano gli unici calciatori ad aver giocato due derby con tutte e quattro le maglie (Juve, Toro, Milan e Inter). A Genova si ricorderanno di un giovane Vincenzo Montella, promettente goleador rossoblù, andato a cercare fortuna sulla sponda blucerchiata, mentre a Roma non hanno ben digerito il passaggio di panchine di Zeman, da quella biancoceleste a quella giallorossa. Gli scambi di giocatori tra i cugini milanesi sono forse tra i più frequenti, forse anche legati a una sottile "amicizia" tra società e tifoserie che si odiano ma non si toccano, a differenza di molte altre. Infatti ricordiamo facilmente i vari Cassano, Pirlo, Seedorf, Coco, Brocchi, Leonardo e Castagner (da allenatori) e appunto i già citati Vieri e Serena. A livello giovanile gli scambi sono forse ancora più frequenti e spesso legati a questioni economiche di plusvalenze, ma si sa, in fondo il calcio è anche affari, soprattutto a questi livelli. Per i tifosi a volte è davvero dura digerire questi passaggi di sponda, soprattutto quando si tratta di beniamini, anche se a dirla tutta è difficile che un giocatore si sia confermato ad alti livelli in entrambe le sponde della stessa città.
Ogbonna in questo caso possiamo dire che segua le orme di Pasquale Bruno, grande tifoso del Toro, ma che trova posto prima sulla sponda bianconera e successivamente su quella granata. Oppure quelle di Gabetto, o del grande Silvio Piola o Gigi Simoni (da calciatore). Dal 1985 in poi i passaggi bianconerogranata sono diventati un po' più frequenti: Aldo Serena e Pasquale Bruno appunto, ma anche Dino Baggio, Fusi, Jarni, Pessotto, Sorrentino, il contestatissimo Balzaretti e, ultimo prima di Ogbonna, Christian Pasquato. Vorrei soffermarmi proprio sulle parole di Balzaretti, intervistato da Chiambretti nel suo show di Italia 1. Stuzzicato dal presentatore di fede granata in merito al suo passaggio dal Toro alla Juve proprio nell'anno del fallimento granata, lui rispose: "Mi hanno offerto la possibilità di allenarmi tutti i giorni con giocatori del calibro di Del Piero, Nedved, Ibrahimovic, da professionista avrei potuto solo imparare da campioni del genere, era un'occasione che non potevo rifiutare". C'è chi tira in ballo la sete di gloria, la fama, i milioni, ma c'è anche chi come me, vede in queste parole qualcosa di sincero, che magari non esclude le altre opzioni, ma che almeno sono state prese in considerazione.
Volendo fare le pulci alla situazione, il Torino sostanzialmente ci ha guadagnato un bel po', non solo sotto l'aspetto economico. Certo è che da oggi bisognerà trovare un sostituto, ma 13 milioni sono un bel gruzzoletto e forse anche il massimo ottenibile da un giocatore sì nel giro della Nazionale, ma che quest'anno ha un po' abbassato gli standard delle sue prestazioni e che con una stagione storta l'anno prossimo avrebbe potuto perdere molto appeal e di conseguenza valore. 

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