Città: Torino
Inaugurazione: 1926 (demolito 1998)
Dimensioni: 110 x 70
Capienza: 30.000
Squadra: Torino
Partite da ricordare: Torino-Alessandria 10-0 (1948)
Costruito in soli 5 mesi col nome di Campo Torino dall'allora presidente del Torino, il conte Enrico Marone, lo stadio divenne più comunemente conosciuto col nome della via nel quale venne edificato, via Filadelfia per l'appunto. Inizialmente lo stadio consisteva in due sole tribune per 15.000 spettatori (30.000 dall'ampliamento del 1932). C'era una gradinata di cemento, una tribuna in legno e ghisa e un muro che circondava tutta la struttura.
Fino al 1963 ha ospitato le partite casalinghe del Torino, ma soprattutto quelle del Grande Torino, la storica squadra granata che in questo stadio vinse 6 dei suoi 7 scudetti. Il Grande Torino rimase imbattuto per 6 anni, per un totale di 100 partite consecutive al Filadelfia, dal 17 gennaio 1943 alla tragedia di Superga (4 maggio 1949). Lo stadio venne colpito dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, nel periodo in cui ospitava anche le partite di baseball degli alleati. Dichiarato inagibile, venne ristrutturato nel dopoguerra, periodo in cui il Torino giocò le sue partite prima al Velodromo Umberto I, poi allo Stadio Mussolini, il futuro Olimpico. La partita Torino-Alessandria del campionato 1947/48, giocata proprio al Fila, dopo i lavori di ristrutturazione, rappresenta un record per la Serie A: risulta ancora oggi la vittoria con lo scarto di gol maggiore (10).
La scomparsa del Grande Torino segna l'inizio del declino anche per lo stadio. Già dopo Superga il presidente granata Ferruccio Novo consegnò le carte alla Federazione. I nuovi piani regolatori del comune di Torino miravano a non tenere più in considerazione lo stadio. Si arrivò così alla stagione 1958/59, quando la Talmone Torino retrocesse in B giocando all'Olimpico. Ci fu un ritorno di fiamma scaramantico al Fila, che durò però solo fino alla stagione 1962/63, quando si giocò l'ultima partita di campionato, Toro-Napoli 1-1 con gol granata di Bearzot. Da allora, tra abbandoni vari e allenamenti delle giovanili granata, i tentativi di ricostruzione e rivalorizzazione dello stadio sono stati tanti ma tutti invani. I vari presidenti granata spesso lo usavano come pretesto romantico per accattivarsi le passioni dei tifosi. I progetti di Rossi, Borsano, Goveani, Calleri, Novelli, Vidulich, Cimminelli e per ultimo Cairo caddero tutti nel vuoto, uno per una scusa uno per un'altra.
Lo stadio venne demolito nel 1998 e ancora oggi è possibile vedere tra le sterpaglie qualche moncone di tribuna che profuma di fasti ormai antichi.
Costruito in soli 5 mesi col nome di Campo Torino dall'allora presidente del Torino, il conte Enrico Marone, lo stadio divenne più comunemente conosciuto col nome della via nel quale venne edificato, via Filadelfia per l'appunto. Inizialmente lo stadio consisteva in due sole tribune per 15.000 spettatori (30.000 dall'ampliamento del 1932). C'era una gradinata di cemento, una tribuna in legno e ghisa e un muro che circondava tutta la struttura.
Fino al 1963 ha ospitato le partite casalinghe del Torino, ma soprattutto quelle del Grande Torino, la storica squadra granata che in questo stadio vinse 6 dei suoi 7 scudetti. Il Grande Torino rimase imbattuto per 6 anni, per un totale di 100 partite consecutive al Filadelfia, dal 17 gennaio 1943 alla tragedia di Superga (4 maggio 1949). Lo stadio venne colpito dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, nel periodo in cui ospitava anche le partite di baseball degli alleati. Dichiarato inagibile, venne ristrutturato nel dopoguerra, periodo in cui il Torino giocò le sue partite prima al Velodromo Umberto I, poi allo Stadio Mussolini, il futuro Olimpico. La partita Torino-Alessandria del campionato 1947/48, giocata proprio al Fila, dopo i lavori di ristrutturazione, rappresenta un record per la Serie A: risulta ancora oggi la vittoria con lo scarto di gol maggiore (10).
La scomparsa del Grande Torino segna l'inizio del declino anche per lo stadio. Già dopo Superga il presidente granata Ferruccio Novo consegnò le carte alla Federazione. I nuovi piani regolatori del comune di Torino miravano a non tenere più in considerazione lo stadio. Si arrivò così alla stagione 1958/59, quando la Talmone Torino retrocesse in B giocando all'Olimpico. Ci fu un ritorno di fiamma scaramantico al Fila, che durò però solo fino alla stagione 1962/63, quando si giocò l'ultima partita di campionato, Toro-Napoli 1-1 con gol granata di Bearzot. Da allora, tra abbandoni vari e allenamenti delle giovanili granata, i tentativi di ricostruzione e rivalorizzazione dello stadio sono stati tanti ma tutti invani. I vari presidenti granata spesso lo usavano come pretesto romantico per accattivarsi le passioni dei tifosi. I progetti di Rossi, Borsano, Goveani, Calleri, Novelli, Vidulich, Cimminelli e per ultimo Cairo caddero tutti nel vuoto, uno per una scusa uno per un'altra.
Lo stadio venne demolito nel 1998 e ancora oggi è possibile vedere tra le sterpaglie qualche moncone di tribuna che profuma di fasti ormai antichi.
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